Gli economisti in genere, anche di altri paesi, criticano l’euro
perché dicono che non ha consistenza economica. Cioè, le teorie
economiche dimostrano quali sono le condizioni perché si possa fare
un’unità monetaria. L’euro
è stato fatto non tenendo conto di tutti quei criteri-base per cui si
possa creare un’area monetaria omogenea che funzioni.
Per questo Paul
Krugman e molti altri hanno criticato l’euro. La moneta è uno strumento dell’economia, non è l’economia;
quindi intestardirsi, insistere su un meccanismo che chiaramente non
sta funzionando, rischia – e questo è l’aspetto doloroso – di minacciare
e distruggere lo stesso progetto europeo. Dal momento dell’introduzione
dell’euro fatta in modo così forzato, che è successo? Già l’introduzione dell’euro ha diviso l’Europa – volevamo un’Europa più larga, ma che crescesse insieme.
Come sapete, quando si è fatto l’euro, dentro ci sono 17 paesi, ma 10 stanno fuori e questi non sono i più balordi; stanno fuori paesi importanti come la Gran Bretagna, ma anche paesi piccoli e molto efficienti e importanti per l’Europa, come la Danimarca e la Svezia. Quindi, la prima cosa che ha fatto l’euro: ha spaccato l’Europa
in due, per imporre un’accelerazione che badate bene, non era
necessaria. Perché? Esisteva una cooperazione monetaria. Come sapete,
dopo la fine dell’aggancio al dollaro, nel ’71, non è che i paesi
europei si sono messi a fare la guerra
tra loro, ma fecero prima una cooperazione monetaria, il Serpente
Monetario Europeo, che naturalmente rivelò punti di forza, ma anche dei
difetti. Tanto è vero che successivamente, dopo circa dieci anni, si
migliorò il sistema e venne il Sistema Monetario Europeo, cosiddetto
Serpente 2, e si cercò di perfezionare questi meccanismi di scambio
monetario.
Quindi, non è che prima c’era il caos e poi è arrivato l’euro. La decisione improvvisa di introdurre l’euro prima ha spaccato l’Europa, tra chi dentro e chi fuori – e tra l’altro, queste distanze si vanno sempre più allargando. Ormai è chiaro che l’euro
sta allontanando sempre più la Gran Bretagna da un progetto europeo, ma
questo vale anche per i paesi scandinavi. Non solo, i 17 paesi dell’euro zona hanno creato un’ulteriore divisione dentro la zona euro
perché oggi tutti sanno che sono spaccati tra una zona nord e una zona
sud. Perché non esiste nessun meccanismo che consente di trovare un
equilibrio tra queste situazioni. Immaginate non dico l’Unione Europea,
ma solo l’Eurozona.
Con la moneta si è preteso di creare una sorta di
Stato Europeo. Questa era l’idea. Ora, l’idea che si può fare uno Stato
senza uno Stato fa un po’ sorridere. L’idea che 17 paesi possano essere governati da una banca è un’idea da ospedale psichiatrico.
E’ come se in Italia dicessimo: togliamo tutto, Parlamento e governo,
basta la Banca d’Italia. Questo è ciò che è stato fatto a livello
europeo. Insistere su questa strada rischia seriamente di portare alla
rovina lo stesso progetto europeo – e badate bene che non abbiamo molto
tempo. Con l’euro,
siamo andati a sbattere contro l’iceberg. Le previsioni mie e non solo
mie – da qui ad uno-due anni, e non a dieci— sono due: che se non si
cambia rotta rapidamente ci sono due scenari possibili: uno, quello più
probabile e più terrificante, è l’implosione dell’Europa
come la Jugoslavia. Questo è lo scenario che molti economisti danno per
scontato, se non si inverte la rotta. Lo scenario alternativo è quello
di una soluzione programmata, in linea con l’idea europea di
cooperazione: sarebbe quello, che viene dall’esperienza europea, che io
chiamo lo scenario della Cecoslovacchia. Come sapete, la Cecoslovacchia
era uno Stato europeo che ad un certo punto, siccome c’erano differenze,
sia di aspirazioni ma anche di strutture economiche, ha deciso di
dividersi in due Stati, ma non è stata fatta nessuna guerra: si sono messi d’accordo, hanno due monete diverse dentro l’Unione, tra l’altro hanno riorganizzato i rapporti.
L’idea che la zona dell’euro
debba implodere, provocando situazioni di tipo jugoslavo, con l’uscita
di paesi a cominciare dal sud, ed entro un anno arriverà anche a noi il
problema, è una politica
cieca, perché non tiene conto che questi problemi si potrebbero
risolvere con un accordo in seno all’Eurozona, tra nord e sud, però
stabilendo meccanismi di cambio che tengano conto delle esigenze dell’economia.
Badate bene che quando l’Italia era nel Sistema Monetario Europeo ne è
uscita per tre o quattro anni, perché aveva delle difficoltà economiche.
Sia l’Italia che la Gran Bretagna uscirono e poi rientrarono. Non è che
ci fu una guerra; non è che, se noi dovessimo uscire o stabilire una nuova forma di cooperazione monetaria, succede chissà che.
Le monete cambiano gni 10-15 anni, questo lo sanno gli economisti. E’ sempre successo, nella storia. Pensate che alla fine dell’800 in Europa
esisteva l’unione monetaria dei paesi scandinavi. E’ esistita per circa
30 anni. Poi, a un certo punto, siccome queste economie sono cresciute
in modo diverso, l’hanno sciolta. Infatti voi oggi avete la corona
danese, quella svedese e quella norvegese, mentre prima avevano una
corona unica. Decisero intelligentemente di tornare a delle valute
nazionali; ovviamente si chiamano ancora corone, c’è un aggancio
privilegiato, però son tornate ad auto-governarsi. La stessa cosa vale
anche per noi, perché l’Italia ha fatto parte a fine ‘800, per circa 30
anni, di quello che si chiamava Sistema Monetario Latino, con il Belgio,
la Svizzera e la Francia.
E’ stato sciolto dopo 30 o 40 anni; oggi infatti avete franco svizzero,
franco francese e belga; l’Italia aveva mantenuto la lira, ma stando
dentro il sistema del franco. Le scelte monetarie sono strumentali, non
sono dogmi. La moneta non è un dogma. Simboli sono invece invece la
cultura, lo Stato, la nazione. La moneta, come noi sappiamo
nell’esperienza familiare, è uno strumento: deve servire i nostri
progetti, non viceversa.
(Bruno Amoroso, dichiarazioni rilasciate il 13 febbraio 2013 alla libreria Feltrinelli di Perugia e raccolte dal blog “Sollevazione“. Allievo
dell’insigne economista italiano Federico Caffè, Amoroso è docente
emerito dell’università danese di Roskilde nonché esponente di
“Alternativa”, laboratorio politico-culturale fondato da Giulietto
Chiesa).
LibreIdee
"...Non credere a quanto ti viene annunciato come verità dottrinale solo per la forza carismatica di chi lo fa; né devi credere per un fatto di religione, di cultura, di casta, o di razza; né per un'imposizione qualunque, sia pure manifestata in buona fede. Credi solo se quanto ti viene indicato trova corrispondenza nella tua anima e nel sano giudizio che alberga in te. Solo così sarai un uomo libero e capace di promulgare, a tua volta, la Verità agli altri." Gotama Siddartha, il Buddha
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