05 gennaio 2013

Cancro tanti soldi spesi per cosa?

Cosa dice la medicina ufficiale?

Iniziamo a vedere cosa realmente viene fatto a chi OGGI si ammala di cancro. Nella stragrande maggioranza dei casi si usano, dove è possibile, unicamente tre metodi: l'asportazione chirurgica, la chemioterapia e l'irradiazione. Il primo rimedio è del tutto inutile, perché il tumore non è che lo stadio finale e più visibile di una situazione patologica che coinvolge tutto l'organismo. 
Pertanto, dopo l'asportazione, la recidiva è quasi la regola, in quanto le difese del paziente saranno ulteriormente indebolite dal trauma delle ferite, dall'intossicazione dell'anestesia, dagli antibiotici e dagli altri medicinali. Gli altri due metodi si basano sul fatto che le cellule cancerose sono più deboli di quelle sane, pertanto, sotto l'azione di veleni o di radiazioni ionizzanti, sono le prime a morire. Questa constatazione porta però a una delle pratiche più insensate della storia della medicina: avvelenare ed irradiare il paziente per guarirlo! Anche la persona meno informata, riesce a comprendere che guarigione significa miglioramento della salute. Nessuno pensa che l'inquinamento, gli esperimenti atomici o l'incidente di Chernobyl siano i provvidenziali vantaggi dei nostri tempi per mantenerci sani. Nei fatti, anche con la chemioterapia e l'irradiazione, dopo un iniziale, apparente successo, il malato, con il sistema immunitario massacrato, indebolito nel corpo e nella mente, svilupperà generalmente in breve tempo un nuovo tumore, questa volta ancor più difficile da curare. Eppure, specialmente negli ultimi mesi, in occasione dei vari dibattiti sulla cura Di Bella, avrete sentito fior di luminari, illustri primari, grandi ricercatori, sostenere che le critiche alle attuali terapie oncologiche non hanno ragione di esistere, che la medicina ha fatto enormi passi in avanti, che le percentuali di guarigione sono già oggi nell'ordine del 50% e che tale percentuale è in fase di crescita. In conclusione, la medicina sta facendo il proprio dovere ed i soldi assegnati alla ricerca hanno dato i frutti sperati.
Nella prima edizione di questo dossier, vi abbiamo presentato decine di articoli, tratti dai principali quotidiani e settimanali italiani, in cui si presentavano grandi scoperte contro il cancro ed alte percentuali di guarigione che verrebbero assicurate dall'impiego di nuove sostanze antitumorali. Vi citiamo semplicemente i titoli, gli articoli questa volta ve li risparmiamo; d'altronde in due anni ne avremmo potuti raccogliere di nuovi, così come avremmo potuto presentarvi quelli di cinque o dieci anni fa. Il tono sarebbe stato sempre lo stesso: la ricerca sta facendo grandi progressi.
  • Il Giorno, 22 aprile 1993. Presentato all'ospedale di Niguarda un rivoluzionario sistema. Lotta contro il cancro: tempi ridotti, cure più efficaci e riduzione dei ricoveri.
  • L'Espresso, 25 aprile 1993. Due vaccini antitumore creati in Inghilterra.
  • Notiziario A.I.R.C., ottobre 1995. Radiazioni e tumori: il futuro è l'adroterapia.
  • Medical Tribune n. 2, 20 gennaio 1992. Vaccino anticancro.
  • Medical Tribune n. 32, 19 ottobre 1992. Cellule LAK e TIL all'attacco del tumore.
  • La Stampa TuttoScienze, 12 gennaio 1994. Tumore, ti rigetto. Autodifesa con vaccini sperimentali.
  • Come stai, News, ottobre 1996. Contro il melanoma si sperimenta un vaccino.
  • La Stampa TuttoScienze, 11 agosto 1993. Due geni antitumore.
  • La Repubblica-Salute, 7 novembre 1996. Cancro un nuovo farmaco.
  • Minerva Medica vol. 84, 1993. Antitumorali: il nuovo farmaco vince anche i resistenti.
  • Corriere della Sera Inserto Salute, 17 giugno 1991. Prodotto in laboratorio l'anticancro del tasso.
  • Medical Tribune, n. 37 23 novembre 1992. Dalle foglie di Taxus l'arma antitumorale.
  • L'Unità, 31 marzo 1993. Una sostanza ingabbia le cellule tumorali.
  • La Repubblica-Salute, 26 settembre 1996. Quella vitamina combatte i tumori.

Quali sono i risultati reali?

Vediamo ora quali sono, in realtà, i grandi progressi che da alcuni anni la scienza sta compiendo nel campo della lotta ai tumori.
Riunione del settembre 1994 del President's Cancer Panel "Tutto sommato, i resoconti sui grandi successi contro il cancro, devono essere messi a confronto con questi dati" aveva detto Bailar, indicando un semplice grafico che mostrava un netto e continuo aumento della mortalità per cancro negli Stati Uniti dal 1950 al 1990. "Torno a concludere, come feci sette anni fa, che i nostri vent'anni di guerra al cancro sono stati un fallimento su tutta la linea. Grazie."
Chi è questo personaggio che esprime idee così eretiche, un medico alternativo? Un ciarlatano, come è stato definito Di Bella? Un guaritore che approfitta dei poveri malati? Uno che non conosce le percentuali di guarigione?
Niente di tutto questo. Risulta difficile definire ciarlatano o incompetente, John C. Bailar III, insigne professore di epidemiologia e biostatistica alla Mc Gill University, uno dei più famosi esperti di oncologia degli Stati Uniti e dell'intero pianeta. Non parlava del resto ad una platea di sprovveduti; il President's Cancer Panel è nato in conseguenza del National Cancer Act, un programma di lotta contro il cancro, firmato dal presidente americano Richard Nixon il 23 dicembre 1971 e per cui si sono spesi fino al 1994 ben 25 miliardi di dollari. I dati relativi alla situazione della lotta al cancro vengono forniti direttamente al Presidente degli Stati Uniti.
La conclusione principale di Bailar, con cui l'NCI (National Cancer Institute) concorda, è che la mortalità per cancro negli Stati Uniti è aumentata del 7% dal 1975 al 1990. Come tutte quelle citate da Bailar, questa cifra è stata corretta per compensare il cambiamento nelle dimensioni e nella composizione della popolazione rispetto all'età, cosicché l'aumento non può essere attribuito al fatto che si muore meno frequentemente per altre malattie.
La mortalità è diminuita per tumori quali quelli del colon e del retto, dello stomaco, dell'utero, della vescica, delle ossa, della cistifellea e dei testicoli. La mortalità per cancro nei bambini si è quasi dimezzata fra il 1973 e il 1989, in gran parte grazie alle migliori terapie. Tuttavia, dato che i tumori infantili erano comunque rari, questo miglioramento - e quello più lieve registrato nei giovani adulti - ha avuto solo un effetto assai ridotto sul quadro generale. In totale, gli incrementi della mortalità per cancro sono circa il doppio delle riduzioni.
Edward J. Sondik, esperto di statistica dell'NCI, sostiene che vi sarebbe un aumento di oltre il 100 per cento dei casi di cancro del polmone nelle donne fra il 1973 e il 1990. Anche il melanoma e il cancro della prostata hanno avuto incrementi considerevoli, di oltre l'80 per cento, in quel periodo. L'elenco delle patologie la cui incidenza sembra in aumento comprende anche il linfoma non-Hodgkin, il mieloma multiplo e i carcinomi della mammella, del rene, del fegato e del cervello. Sondik ha concluso che l'incidenza totale del cancro è aumentata del 18 per cento fra il 1973 e il 1990. Secondo l'NCI alcuni tumori infantili, fra cui la leucemia linfocitaria acuta e i tumori del cervello e del sistema nervoso, stanno diventando più comuni.
"Nessun esperto del settore può continuare a credere che dietro l'angolo vi sia necessariamente tutta una serie di magnifiche terapie contro il cancro in attesa di essere scoperte" asserisce Bailar ribadendo di averne abbastanza della continua sfilata di notizie sensazionali che fanno credere che una cura risolutiva stia per essere messa a punto.
Le chemioterapie esistenti, nonostante i progressi, sono ancora armi a doppio taglio. Alcuni dei trattamenti per il linfoma e la leucemia inducono altri tumori, dopo il completamento della terapia per la malattia originaria. Nel 1984 l'NCI proclamò con grande risonanza che si proponeva l'obiettivo "raggiungibile" di dimezzare le morti per cancro (rispetto al 1980) entro il 2000. Da allora l'istituto non ha fatto commenti sul fatto che l'obiettivo si è andato sempre più allontanando di anno in anno.
Bailar: "E se non fossero possibili ulteriori progressi significativi con la chemioterapia? E' da anni che ci diamo da fare, ma non è così che si risolverà il problema del cancro ... Gli oppositori stanno attaccando uno studio sulla prevenzione del cancro della mammella con tamoxifen, perché si sa che questa sostanza induce tumori epatici e dell'endometrio." (La speranza è che il tamoxifen prevenga più tumori di quanti ne causi. n.d.a.)
Tratto da "Evaluating the National Cancer Program: An Ongoing Process. President's Cancer Panel Meeting, September 22, 1993. National Cancer Institute, Bethesda, Md, 1994".
Pubblicato su LE SCIENZE, n° 307, marzo 1994.
Non notate una "leggera" disparità tra i dati che avete letto ora e le statistiche trionfalistiche che avete sentito dai famosi clinici italiani? Forse può dipendere dal lasso di tempo intercorso, in fondo questi dati risalgono al 1993, magari la situazione è notevolmente migliorata.
Vediamo allora cosa afferma Bailar nel 1997 su New England Journal of Medicine, una delle più prestigiose riviste mediche a livello mondiale. "La guerra contro il cancro è lontana dall'essere vinta. L'efficacia dei nuovi trattamenti contro il cancro sulla mortalità è molto deludente." Il Giornale - Inchiesta sul cancro n° 1.
Se non siete ancora convinti, o semplicemente desiderate ulteriori dati, eccone altri due.
Il primo è la vasta indagine condotta per 23 anni dal Prof. Hardin B. Jones, fisiologo presso l'Università della California, e presentata nel 1975 al Congresso di Cancerologia, presso l'Università di Barkeley. Oltre a denunciare l'uso di statistiche falsificate, egli prova che i cancerosi che non si sottopongono alle tre terapie canoniche sopravvivono più a lungo o almeno quanto chi riceve queste terapie. Come dimostra Jones, le malate di cancro al seno che hanno rifiutato le terapie tradizionali, mostrano una sopravvivenza media di 12 anni e mezzo, quattro volte superiore a quella di 3 anni raggiunta da coloro che si sono invece sottoposte alle cure complete.
Il secondo caso riguarda uno studio condotto da quattro ricercatori inglesi, pubblicato su una delle più importanti riviste mediche al mondo: The Lancet del 13-12-1975 e che riguarda 188 pazienti affetti da carcinoma inoperabile ai bronchi. La vita media di quelli trattati con chemioterapia completa fu di 75 giorni, mentre quelli che non ricevettero alcun trattamento ebbero una sopravvivenza media di 220 giorni.
Anche se sono passati vent'anni e le sostanze usate in chemioterapia sono molto diverse, è ragionevole pensare che oggi delle ricerche simili darebbero gli stessi risultati, se non peggiori; infatti, da allora, le morti per cancro sono ulteriormente aumentate.

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